L’Aquila risorge dopo l’ecatombe del 6 aprile 2009. Risorge in modo casuale, non sistematico, non pianificato come potrebbe essere la ricostruzione di un intero quartiere, di una porzione precisa e organica di essa. E così, in diversi punti della città, un edificio torna all’antico splendore, una chiesa ritrova la sua cupola ristrutturata e illuminata ad arte; si rivedono le luci nei locali dei palazzi del centro storico. Questa fase non è miracolosa, è fisiologica – come la lunga pausa dopo il sisma documentata nella serie “L’Aquila Silenziosa” – e ricca di significati simbolici: si può riassumere come una piccola serie di tasselli nel mosaico urbano che vengono restaurati e rimessi al loro posto, mentre gli altri sono ancora in attesa o in corso di un intervento. Questa volta l’attenzione si sofferma ora su un particolare, ora su una visione di insieme: ciò significa l’utilizzo di diversi obiettivi; la vita in quei posti è tornata o è imminente, i parcheggi non sono più vuoti. Si sente anche il rumore familiare nelle fontane recuperate e riattivate, come per ricordare che il nome della città non è altro che la derivazione di “accula” e che “zampillare” è un verbo tutt’altro che ignoto; il bello rifiorisce nelle tinte pastello che sottolineano la maestosità dei palazzi signorili, finalmente liberi da fasce metalliche e da assi di legno montati sulle facciate per tenerli uniti ed evitare una disgregazione di elementi. Il sole, l’aria pulita, il cielo azzurro o nuvoloso, una pozzanghera dove si specchia un fabbricato, un prato verde smeraldo, il colore in genere trionfa e prende il posto del manto scuro della notte che, seppur metaforicamente non finita, volge al termine, lentamente e con forza.
Segnali di una ricostruzione: solo piccoli acuti nelle strade ora di nuovo rumorose grazie ai martelli pneumatici, ai trapani, ai demolitori; un processo che continuerà nel tempo, fino a donarci un posto totalmente rimesso a nuovo dove vivere, dove coltivare nuovi sogni per noi e per le generazioni future. Tutto ciò cercando di non dimenticare quanto sia facile ritrovarsi proiettati, dopo 23 secondi, in un’altra realtà fatta di distruzione e sconforto e solo dopo molto tempo far risuonare le parole:
“Gridaro tucti insieme la città facciamo bella che nulla nello regame possa confrontarsi ad ella” (*).
(*) BUCCIO DA RANALLO, Cronaca.
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Tutte le immagini sono state scattate con fotocamere digitali reflex Canon a sistema ottico elettronico, obiettivi EF Canon, Tamron SP e alcune ottiche Yashica ML con messa a fuoco manuale.
Anteprima (9 fotografie):
Luogo: Museo Sperimentale di Arte Contemporanea (MU.SP.A.C.), Piazza d’Arti, Via P. Ficara, L’Aquila, all’interno della rassegna “Museo Vivo della Città Territorio – Le chiavi dell’Arte”.
Periodo: 13-19 maggio 2015.
Prima esposizione (22 fotografie):
Luogo: Palazzetto dei Nobili, Piazza Santa Margherita, L’Aquila.
Periodo: 13-18 luglio 2015.